Posta a metà strada tra Milano e Genova e snodo autostradale tra Torino e Piacenza Tortona resta il posto ideale per una sosta che consenta di apprezzarne storia, arte, gastronomia. 

Derton, Dertona, Terdona, Tortona: in queste poche parole è possibile riassumere la storia,  ben più che bimillenaria,  di una città Tortona, appunto, che non ha potuto malauguratamente conservare tutte le testimonianze di un glorioso passato.

Da semplice villaggio  di una tribù ligure a colonia romana  (II secolo a.C.), quindi “città illustre” ricordata dal geografo greco Artemidoro (100 a. C.) e inserita da Plinio tra i nobili oppida della IX Regio di cui divenne importante centro commerciale e  punto di snodo per le vie Fulvia (per raggiungere le Gallie), Postumia (proveniente da Genova per proseguire fino a Placentia (Piacenza), Cremona ed Aquileia) ed  Emilia che la metteva in contatto con Aquae Statiellae (Acqui) e Vada Sabatia (Vado Ligure).

Le (Mura ) del castrum romano sulla collina che domina la città e i resti di numerose e (imponenti tombe di epoca imperiale poste alla periferia nord restano a testimonianza di quei secoli che videro nel periodo della decadenza l’uccisione, nei pressi della città dell’imperatore Maiorano (ottobre 461 d.C.).

Superati i cosiddetti “secoli bui” Terdona, ormai libero comune legato da antica alleanza con Milano, si oppone coraggiosamente all’imperatore Federico Barbarossa  soccombendo dopo un breve assedio (1155). Di quel tormentato periodo resta, preziosissima reliquia, la collegiata di Santa Maria dei Canali, già esistente nel 1151 che pur rimaneggiata nei secoli conserva tutto il fascino dell’arte romanica. 

Palazzo Guidobono con pregevoli soffitti a cassettoni in parte decorati con ritratti, stemmi e motivi allegorici, la casa medioevale di corso Leoniero e quella detta del Capitolo  restano a testimonianza di un periodo di crescita che culminò con la signoria di Cristierna di Danimarca, moglie dell’ultimo duca di Milano, nipote di Carlo V e signora di Tortona (1579-1590). 

L’imponente e massiccia struttura della Cattedrale, ricca di opere d’arte e recentemente restaurata, così come il palazzo vescovile e il porticato della SS.,ma Annuziata ci rimandano a quegli anni ricchi di trasformazioni urbanistiche frutto di necessità militari che portarono Tortona ad essere una delle prime piazzeforti del ducato di Milano prima e del Regno di Sardegna poi.  Preziose testimonianze del barocco rifulgono nell’oratorio seicentesco di San Rocco e nella settecentesca parrocchiale di San Giacomo.   

Se l’Ottocento ha visto la città privata del bellissimo forte settecentesco e di numerosi edifici sacri frutto di scellerate scelte del Bonaparte rivive nel piccolo e delizioso Teatro civico (1836-38), centro ancora oggi della vita culturale. Un’attenzione tutta speciale è dovuta alla Quadreria della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona dedicata al divisionismo che ha fatto delle opere di Giuseppe Pellizza da Volpedo e del Nomellini,  ma non solo, un punto di riferimento imprescindibile per i cultori di storia dell’arte. Una visita al Museo Diocesano d’Arte Sacra, allestito in un’ala del seminario, offre la possibilità di avere un quadro esaustivo sulle ricchezze artistiche della vasta diocesi (già esistente nel IV secolo) ed ammirare il Codex purpureus di Sarezzano, evangelario di pergamena purpurea  (seconda metà del V - inizio del VI secolo). Il Museo Orsi, allestito in quello che rimane delle strutture industriali delle celebri Officine Orsi, riporta l’attenzione sulla civiltà contadina che tanta parte ha avuto nella storia tortonese.

E per chiudere in dolcezza questo giro d’orizzonte sulla città non resta che gustare i Baci dorati  della pasticceria (Vercesi )per i quali la “tortonesità”  non si discute.